Il Ministero dell’Inclusione, della Sicurezza Sociale e delle Migrazioni ha proposto un aumento dei contributi per i lavoratori autonomi a partire dal 2026. In base alla proposta, chi guadagna meno di 670 euro al mese dovrà versare 217,37 euro, mentre chi supera i 6.000 euro mensili pagherà 796,24 euro.
Il nuovo schema contributivo prevede quindici fasce di reddito, tutte soggette ad aumenti. Secondo il documento presentato dal Governo durante il tavolo di dialogo con sindacati, associazioni di categoria e rappresentanti delle imprese, l’incremento varia da 17 euro nella fascia più bassa fino a 206 euro nella più alta.
Ma non finisce qui: l’esecutivo ha già previsto ulteriori rialzi anche per gli anni successivi. Nel 2027 le quote mensili oscilleranno tra 234,73 euro e 1.002,49 euro, mentre nel 2028 si passerà da un minimo di 252,10 euro fino a un massimo di 1.208,73 euro, a seconda dei guadagni effettivi.
Aumento dei contributi per i lavoratori autonomi a partire dal 2026
Le reazioni delle associazioni: “Un salasso” per ATA, “migliorabile” per UPTA
Lorenzo Amor, presidente della Federación Nacional de Asociaciones de Trabajadores Autónomos (ATA), ha definito la proposta del Governo un vero e proprio “salasso” per i lavoratori autonomi. Attraverso un post pubblicato su X (ex Twitter), ha dichiarato che la sua organizzazione non appoggerà il decreto legge e ha espresso delusione anche per la mancanza di miglioramenti nel sussidio per la cessazione dell’attività.
Amor ha criticato duramente il nuovo sistema, sostenendo che un autonomo che guadagna meno di 3.000 euro l’anno dovrà pagare circa 200 euro di contributi, mentre chi arriva a 30.000 euro ne verserà 450.
Per chi supera i 38.000 euro, invece, la quota mensile potrà oscillare tra 1.000 e 2.500 euro. Ha inoltre denunciato l’aumento progressivo previsto anche per il 2027 e il 2028.
Di opinione diversa ma comunque critica, Eduardo Abad, presidente dell’Unión de Profesionales y Trabajadores Autónomos (UPTA), ritiene la proposta “migliorabile”, soprattutto per quanto riguarda la protezione sociale e la struttura delle fasce di reddito. Abad ha annunciato che la sua organizzazione avanzerà proposte di modifica, chiedendo, ad esempio, l’introduzione di una fascia contributiva inferiore per artisti e creatori di contenuti con redditi molto bassi — sotto i 4.000 euro annui — che vogliono comunque iscriversi come autonomi.
Verso un sistema basato sui redditi reali
L’obiettivo delle trattative in corso è definire un nuovo sistema contributivo per il triennio 2026-2028, che rappresenti un ulteriore passo verso un modello completamente legato ai redditi effettivi, previsto per entrare in vigore entro il 2032.
Attualmente, le quote vengono calcolate in base a fasce di reddito, e i lavoratori autonomi possono cambiare più volte fascia nel corso dell’anno per adattare i contributi al proprio fatturato reale.
Il Governo, insieme ai rappresentanti dei lavoratori e delle imprese, aveva già concordato nel 2022 un calendario di revisione triennale delle quote, con aggiornamenti da discutere regolarmente in base all’andamento dei redditi.
Inoltre, al termine di ogni anno, è prevista una verifica per capire se ciascun lavoratore ha versato contributi in linea con i propri guadagni: in caso contrario, si procede con eventuali conguagli o rimborsi da parte della Sicurezza Sociale.

